.. Mission di Acr Onlus


BANDO e reg. del CONCORSO di POESIA/ OSCAR contro il bullismo!... La nostra LIBERTA' è lo spazio da gestire .. con l'anima. Come dice J.P. Satre, siamo liberi nella scelta, ma non siamo mai liberi dalla scelta. DATE IL VS 5X1000 AD ACR-ONLUS - CF:97365190152
Mission (Acr Accademia e Centro Ricerche Vallassinesi)
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Mission: “ACR (Onlus) svolge un’attività socio-culturale di prevenzione al BULLISMO. -‘dal 1987 ad oggi ”.. combatte le DEVIANZE GIOVANILI-il Cyberbullismo e "Bulli e Bullismo.. Vandali e Vandalismo” con l'OSCAR e crea protocolli d’intesa, tra operatori sociali, Associazioni, e Comitati. Breve Storia del Concorso di poesia/arti e mestieri OSCAR: Nasce nel 1987 a Milano, da un'intuizione di Sergio Dario Merzario, Rio, Semenza, Maderna e altri, prende il via il Concorso "IL BAGGESE". Acr, Repo e Paza nel 1999, lo trasformano nel trofeo lombardo ( che nel 2002 diviene TROFEO LOMBARDO LIGURE). Nel 2006 diventa OSCAR Internazionale CONTRO il BULLISMO con il contributo di Sergio Dario Merzario, Ketti Concetta Bosco , le biblioteche e l'Unicef Prov. di IMPERIA!” associazione@acraccademia.it

martedì 18 novembre 2008

Oscar della Poesia e Artisti allo sbaraglio al Teatro A. CHIESA/S.CRISTOFORO MILANO . ora Vi aspettiamo il 19/3/2008!





".. si pazzi.. come te.. come me..come NOI!
C'è una pazzia dello scrivere che si ha dentro, una pazzia furiosa ma non è per questo che si è pazzi. anzi..."



"Tutto è follia in questo mondo, fuorché il folleggiare.
Tutto è degno di riso, fuorché il ridersi di tutto.
Tutto è vanità fuorché le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze."
G.Leopardi

"... lo scrivere non salva la vita, anche se permette a qualche suo istante di sopravvivere nelle parole, perché la vita non può riconoscere e ritrovare in esse la propria verità immediata, inesprimibile e fuggitiva."
(da C. Magris, "Itaca e oltre")

Ciascuno chiama idee chiare.............
quelle che hanno lo stesso grado di confusione delle sue."

http://worldtv.com/telebaggio/






Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola. (Cesare Pavese)



"Le donne ricordano solo gli uomini che le hanno fatte ridere.
Gli uomini le donne che li hanno fatti piangere"...
Non piangere se non vedi il Sole, perchè le lacrime ti impediscono di vedere le stelle
Jim Morrison

IO VAGABONDO (NOMADI)

Io un giorno crescerò
e nel cielo della vita volerò.
Ma un bimbo che ne sa
sempre azzurra non
può essere l'età…
Poi, una notte di settembre
mi svegliai, il vento sulla
pelle, sul mio corpo
il chiarore delle stelle;
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che
giocava in un cortile…
Io, vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

Sì, la strada è ancora là
un deserto mi sembrava la città.
Ma un bimbo che ne sa sempre
azzurra non può essere l'età.
Poi, una notte di settembre
me ne andai, il fuoco
di un camino, non è caldo
come il sole del mattino,
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che
giocava in un cortile…
Io, vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.
vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

DIO E' MORTO (NOMADI)

Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già
dentro le notti che dal vino son bagnate
dentro le stanze da pastiglie trasformate
dentro le nuvole di fumo
nel mondo fatto di città
essere contro od ingoiare
la nostra stanca civiltà.
È un Dio che è morto
ai bordi delle strade, Dio è morto
nelle auto prese a rate, Dio è morto
nei miti dell'estate, Dio è morto.

M'han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e dell'eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità
le fedi fatti di abitudini e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto.
È un Dio che è morto
nei campi di sterminio, Dio è morto
coi miti della razza, Dio è morto
con gli odi di partito, Dio è morto.

Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore è per tre giorni
e poi risorge.
In ciò che noi crediamo Dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto,
nel mondo che faremo Dio è risorto

Non riempire la tua vita di attimi...
riempi i tuoi attimi di vita..


Solo dopo che l'ultimo albero sarà stato abbattuto.
Solo dopo che l'ultimo fiume sarà stato avvelenato.
Solo dopo che l'ultimo pesce sarà stato catturato.
Soltanto allora scoprirai (uomo/donna SCIOCCHI) che il denaro non si mangia.



Ci si vede !!!!!!!!!


Per chi non lo sapesse Asso e Civenna sono località vicino a Erba e a Bellagio.. dove è presente il monumento della Madonna del Ghisallo (Protettrice dei ciclisti e Motociclisti) e il CENTRO RICERCHE VALLASSINESI.. Presieduto da un Civennese .. il GIORNALISTA e SCRITTORE Sergio Dario MERZARIO

ultimissime!









COMMEDIA DIALETTO MILANESE
a cura di De Vecchi Piero (Drammaturgo di ACR)

"IL CENERENTOLO" 1° TEMPO

C. Ma che importa a me, se non son bella, ciò l’amante mio, che fa il pittore. Mi dipingerà come una stella!!!
(RIVOLGENDOSI AL PUBBLICO) (ENTRA LA GINA)

G. Ma cume the se alegra stamatina?
C. Mà the sentì per televisiun? L’hè un miracul!
G. L’inter la finciù la cupa europea?
C. Ma che inter! Lè propri un miracul!! Pensa che in Spagna se podum sposà!
G. Ma chi lè che ghe spusa?
C. La Gesa.
G. Ma le propi vera?
C. Sì, quel chel cumanda in Spagna (un cert Zappatero) l’ha stabilì che tutti i ghey se poden spusà.
G. Ma lè vun de n’um?
C. Mi sù nò, però l’hè un brav om!
G. Pensa in scì me podi spusà cul mè rumulett!
C. Mi pensi de truà anca mì il mè pittore!
G. Ma lè mai pusibil, che thè devet laurà tut el dì, cume una negra?
C. Tas?, ne podì pù. Me traten cume una serva. Devi lavà, stirà fa de mangià, e metter a post
tuta la biancheria in disurdin.
G. Ma chì thè la fa fa!
C. De quad ghe mort el me por papà.
G. Ma duè l’ha truada un rob simil.
C. Ma mi pensi che l’ha vinciuda alla rifa.
G. Certu che lè propri una cambial.
C. Ste veret fa l’hè el me destin.
C. Ades thè ringrasi della tua visita, ma thè convien andà alla svelta, prima che riturnen dal mercà!
G. Mè racumandi per ……. La fiducia, thè se semper una bella tusa, e the vedret che anca tì tè tuvaeret el thò hom della tua vita.
C. Sperem in ben.

SI SALUTANO

ENTRA LA MATRIGNA CON LE FIGLIE

MAMMA. Hu trua la Gineta sui scal, l’he vegnuda, ha fat per temp?
C. Ma lè mai pusibil, che the devet semper bruntula? Basta nò quel che fù?
M. Guarda chì, ghè ammò un pù de pulver!!
LE FIGLIE. Thè preparà de mangià?
C. Se po’ savè? Vualter cusa fasì??
FIGLIE. Aiutum la mama!
C. Se ved, cume sì sudà!
M. Cerca de fa el thò, de laurà sensa pensà quel che fan i alter!
C. Ghe pensi sì, me tuca fa tut mì!

BUSSANO ALLA PORTA

M. Và a dervì.

ENTRA UN MESSO DEL COMUNE

MESSO. Sono incaricato del Sindaco per invitarvi questa sera, al compleanno del figlio, in
quanto stà cercando moglie, e sono invitate tutte le ragazze nubili di ogni quartiere.
Quante figlie avete in famiglia?
M. Chù chì i mè de tusan!
C. Certo mì sun la serva!
MESSO. Ecco gli inviti per stasera, accompagnate dalla madre.
MAMMA. Me racumandi, metives ben in urdin.
FIGLIE. (RIVOLGENDOSI A CENERENTOLA) Tireg fora i noster vestì pusè bei, e cerca de
stirai ben.
C. Ma cusa creden dess. Le principesse del pisello? Pù sé in brutt pusè in esigent! Ma perché
non podì andà anca mi? Per una sera es dona? Ghe vuraria un miracul!
MAMMA. (PRIMA DI USCIRE) Me raccomandi quand turnum verì truà, tut bel net!
MAMMA. (RIVOLGENDOSI ALLE FIGLIE) Si prunt? Podum andà?
FIGLIE. Cusa tendiset, sem elegant?
C. Ma chi lè quel por crist, che ia spusa?

MAMMA E FIGLIE ESCONO .. CENERENTOLA RIMANE SOLA

C. (TUTTA SCONFORTATA E’ APPOGGIATA AL TAVOLO) Ma perché, signor, the guarde nò ciò.

NEL MENTRE ECCO IL MIRACOLO .. ENTRA MASTRO LINDO

C. Ma chi sei? Bel maschione? Sono mandà dalla Fatina, l’ha aveva trop impegn, in scì, la mandà mì, per metà tutta la cà. Però la se raccumandada, de turnà per mezanot, perché se nò, l’incantesim el svanis. Ghè chì l’abit che tè devet indusà, e questi, in i scarpett, cun l’invia. Forà ghè la macchina cun l’autista che te speta. Me racumandi quel che tu dì.
C. Sperem de ricurdas.

FINE PRIMO ATTO
II° ATTO

SIAMO A PALAZZO MARINO NEL SALONE RICEVIMENTI UNA FOLLA IMMENSA OCCUPA TUTTO IL SALONE DEL BUFFE’! DUE MESSI DEL COMUNE RITIRANO GLI INVITI ALL’ENTRATA

M. Ma quanta bela gent? Ghechì!
FIGLIE. Gan giamò du già, apena sem entrà.
M. Me racumandì de minga ciapà el prim che capita! Dumandi, cusa el fa de laura, ciapì el pu
se bun anca se l’hè minga tropp bel. Avì vapì
FIGLIE. Mama incumincium andà al bufè?
M. Cume, vedù tuti i raguagli e vuialter pensi solament ha mangià?
FIGLIE. Lhè propri el mument per cugnuse.
UN ASSESSORE SI AVVICINA ALLA MAMMA
Permette? Assessore Gualtiero Guardelben.
M. Mafalda Pasetti (ma el prudeva ciamà diversament?)
ASS.re. L’ho notata appena è entrata e sono stato colpito dal suo comportamento.
M. Ma cume, al post de guardà i mei tusan, el me fà el fil ha mi? Sarà nurmal?
ASS.re. Mi racconti di lei, bella signora.
M. Cusa elvor che ghe raccunti, sun vedova da tant temp, e ghù dò tusan de marità. El me Sognon l’hè vedei spusà felicemente.
ASS.re. Ma la sua vita non conta niente?
M. certu che l’hè important, però prima verì vedè i mei tusan sistemà.
ASS.re. Permette che l’he presenti il figlio del Sindaco?
F.S. Piacere signora.
M. L’hè pusè bel de quel che immaginavi.

NEL MENTRE ENTRA CENERENTOLO

F.S. Mi scusi signora!
Ma chi sei dolce fanciulla?
C. Me ciami Renatina, e sono timidina?
F.S. Ma da dove vieni?
C. Da Porta Cica, in Via Circolo Simonetta al 12
F.S. Hai visto quanta gente hanno risposto all’invito?
C. Ghe credi (RIVOLGENDOSI AL PUBBLICO) mangen cume i luff ha fià d’oca.
F.S. Raccontami un po’ di tè, cosa fai nella vita?
C. Hu perdù el me papà, che eri giuina, e vivi con la mia matrigna, e i so dò tusan.
F.S. Ti vogliono bene?
C. Me adorne (perforsa, sun la lur serva).
F.S. Permetti che ti accompagni al buffè?
M. Thè vist, me par la Marini!
L’ALTRA FIGLIA. Ma tel set, che hu mai capì el noster fradel? L’hu mai vist con una dona.
F. Ma thè minga anmò capì, che l’è un gay?
F. Calura thè me veret dì che ghe piasen i homen?
F. Certù, se sent dona!
F. Mà l’hè propri mis mal !
F.S. Mangia un pasticcin al cioccolato.
C. Nò, perché me spurchi tuta la buca.
F.S. Allora mangià un tramezzino.
C. Mangiare che schì, che l’è bel paciarot.
F.S. Sei contenta dell’invito?
C. Sun contenta de tut, però gu paura, che quest bel sognon, el svanis.
F.S. Ma io penso che stà a tè, ha non farlo svanire, bella fanciulla.
C. (Sel saves, la verità)
M. Ma chì sa cusa gavran de dis? Me piasaria savè, cusal’ha gà pusè de num.
F.S. Hai due occhi che parlano.
C. Thè credi, vurarien dit tuta la verità.
C. Me sa dì che ura avem fa?
F.S. E’ quasi mezzanotte.
C. Hu madona? Me tuca scapà!
F.S. Ma proprio adesso, che ti stò conoscendo?
C. Se cunuserem una prossima volta.

MENTRE CENERENTOLA FUGGE IL FIGLIO DEL SINDACO:

Renatina, la scarpetta?
C. Ha tua sorella.
F.S. (RIVOLGENDOSI AI MESSI) Avete visto una ragazza a fuggire?
M. Ma abbiamo visto soltanto una servetta che la cureva cume una mata!
F.S. L’ha devi truà, ha tuti cost.

IL FIGLIO DEL SINDACO DA ORDINI HAI MESSI DEL COMUNE DI MILANO DI TROVARLA, AVENDO LA SCARPETTA COME PROVA! E LA MISURA, DELLA SCARPETTA PROMETTENDO UNA LAUTA MANCIA, MA CHI LA TROVA,

FINE II ATTO



III° ATTO

INTANTO CENERENTOLO RINCASA

C. Ma che bel sognon che hu fa. El sembrava vera. Devi dighel, alla mia amisa ginetta, là r
Rimarà sbalurdida.
(APPOGGIANDOSI AL TAVOLO)
(NEL MENTRE ENTRA LA MAMMA E LE FIGLIE)
M. Ma cumè, lhe neta lacà, l’hè mai stada in scì neta, thè sé stada propri brava, ades va ha
Durmì, thè sarè straca.
C. Sun tuta intuntida, l’hè mei che vù in let.

ALL’INDOMANI ENTRA UN MESSO DEL COMUNE (segue)